Papillomavirus, screening della cervice uterina: tutti i vantaggi dell’HPV-test
Asintomatico e pericoloso, il Papillomavirus (HPV dall’inglese Human Papilloma Virus) è noto come causa principale del carcinoma al collo dell’utero, ma gioca un ruolo determinante anche nelle lesioni del cavo orale e della laringe. Oltre il 50% della popolazione è portatrice del virus senza saperlo. Nella maggior parte dei casi il Papillomavirus viene eliminato spontaneamente dal sistema immunitario, ma quando questo non funziona l’HPV si replica sfruttando le cellule della cute e delle mucose e promuovendone una crescita eccessiva che provoca la formazione di condilomi e papillomi della cute e delle mucose. In alcuni casi queste escrescenze possono evolvere in carcinoma.
I papilloma virus sono un gruppo eterogeneo di virus a Dna che comprendono oltre 100 genotipi.
Ma solo 12 causano il carcinoma del collo dell’utero e per questo motivo sono chiamati oncogeni (o ad alto rischio). Mentre i ceppi a basso rischio se presenti possono condurre a manifestazioni cliniche minori come i condilomi. Nei soggetti immunocompetenti l’infezione ha un decorso rapido, spesso asintomatico, ed il virus viene inattivato senza ulteriori conseguenze. Solo nel 10% dei casi l’infezione diviene persistente poiché l’organismo non riesce a debellare il virus che altera il Dna delle cellule a cui si lega, trasformandole in lesioni precancerose o in tumori maligni. Però, è bene evidenziare che le lesioni precancerose a loro volta impiegano per lo più alcuni anni prima di trasformarsi in un carcinoma infiltrante. Per questo è importante una diagnosi precoce: l’identificazione e la genotipizzazione dei virus HPV, grazie alle moderne metodiche di biologia molecolare, diviene uno strumento molto efficace per rilevare infezioni potenzialmente dannose e monitorarle nel tempo.
L’HPV-test è oggi, insieme al Pap-test, è l’esame di riferimento per la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero.
Consiste nel prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero che vengono analizzate in laboratorio con tecniche di biologia molecolare per verificare la presenza dello HPV.Essendo la presenza del virus HPV condizione assolutamente necessaria per lo sviluppo del tumore del collo dell’utero, questo test consente di valutare, ancor prima che le cellule del collo dell’utero presentino modificazioni visibili al pap-test, il rischio di sviluppare questa malattia. Dall’età di 30 anni bisognerebbe quindi che ogni donna eseguisse l’HPV-test ogni 5 anni.
Le nuove metodiche di biologia molecolare (Polymerase Chain Reaction, PCR, o Hybrid Capture type 2, HC2), permettono di scovare il genoma virale nelle cellule genitali femminili. In particolare, il test HC2 identifica chi è positivo o negativo per uno o più dei tipi virali ad alto rischio oncogeno. Dagli studi più recenti è stato dimostrato che l’assenza di DNA virale equivale a stabilire con certezza che non esistono lesioni precancerose e cancerose cervicali. La contemporanea negatività dell’HC2 e del Pap-test permette quindi d’identificare le pazienti a basso rischio che non hanno lesioni attuali e che non ne svilupperanno nell’immediato futuro. Di contro, un test positivo all’HPV non significa necessariamente che una donna svilupperà un cancro della cervice uterina, ma fornisce informazioni supplementari sui potenziali rischi, e consente al medico di effettuare follow-up più ravvicinati.
Per il test HPV non occorre alcuna preparazione particolare.
Il prelievo del campione cellulare dal collo dell’utero non può essere effettuato nel periodo mestruale. Per la buona riuscita dell’esame è necessario astenersi all’utilizzo di creme e/o ovuli vaginali e da rapporti sessuali durante le 24-48 h che precedono l’esame.