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Test anticorpi anti-proteina S (Spike)

Test anticorpi anti-proteina S (Spike): come funziona l’esame sierologico per misurare l’immunità al Covid

Il Centro Analisi Biomediche di Taormina effettua il test sierologico quantitativo per la ricerca di anticorpi anti-proteina S (Spike) del virus Sars-CoV2. Il test è attualmente lo strumento più adatto per valutare l’immunità acquisita a seguito del vaccino o della malattia perché è in grado di individuare gli anticorpi IgG verso il segmento S-RBD (S protein Receptor-Binding Domain), una classe di anticorpi in grado di neutralizzare il virus Sars-CoV-2 e renderlo non più infettivo per le cellule dell’organismo.

In questo modo è possibile verificare e monitorare l’efficacia della protezione acquisita da infezione naturale al Covid-19 o tramite vaccino.

Come si esegue il test?

L’esame richiede l’esecuzione di un semplice prelievo di sangue venoso. In definitiva, attraverso il campione, il test può misurare la quantità di anticorpi diretti verso la proteina Spike del coronavirus.
La metodica applicata per l’esecuzione del test in laboratorio è la chemiluminescenza (CLIA) che ha il 100% di Sensibilità e il 99,6% di Specificità.

A chi è rivolto il test?

Il test per la ricerca di anticorpi anti-proteina S (Spike) può essere utile:

  • a chi vuole verificare se è venuto a contatto con il virus e quindi ha sviluppato anticorpi neutralizzanti;
  • a chi ha già completato la somministrazione del vaccino anti Sars-CoV-2 (entrambe le dosi) e desideri verificare la successiva produzione di anticorpi (e loro relativa durata, attraverso misurazioni ripetute nel tempo).

Quando effettuare il test?

Secondo raccomandazioni, l’analisi sierologica andrebbe eseguita dopo circa tre settimane nei soggetti che hanno contratto l’infezione e sono successivamente risultati negativi al tampone molecolare. Mentre, nei soggetti sottoposti a vaccinazione è consigliabile eseguirlo dopo circa due settimane dalla somministrazione della seconda dose.

Perché è utile eseguire il test?

Il vaccino anti-Covid, induce il nostro organismo ad attivare un meccanismo di protezione contro il Covid-19 producendo determinati anticorpi capaci di evitare l’ingresso nelle nostre cellule del virus responsabile della malattia. Gli anticorpi di protezione devono essere in grado di riconoscere e neutralizzare la proteina Spike, sistema di veicolo con cui il virus attacca le cellule, impedendogli di infettarle. Il test ricerca e quantifica la presenza di anticorpi neutralizzanti Covid-19 ed è indicato, quindi, per chi è stato già vaccinato o per chi ha contratto il coronavirus ed è, in definitiva, utile per la determinazione quantitativa degli anticorpi IgG post vaccinazione o infezione da Covid-19.

Cosa sono gli anticorpi neutralizzanti Covid-19?

Gli anticorpi neutralizzanti Covid-19 (dosaggio quantitativo della Proteina Spike del Sars-Cov-2) sono una classe di anticorpi che inattiva il virus Sars-Cov-2, che si sviluppano in seguito al vaccino o alla malattia e dovrebbero fornire un’immunità acquisita al virus.

Quali sono le differenze con un normale test sierologico IgG/IgM per Sars-Cov-2?

A differenza del normale test sierologico per Sars-Cov-2, questo nuovo test ha una maggiore specificità verso la ricerca di anticorpi neutralizzanti Covid-19 (anticorpi anti-RDB della Proteina Spike). Questa diagnostica consente quindi di poter conoscere e monitorare nel tempo la risposta immunitaria individuale in seguito ad una infezione naturale o alla vaccinazione e in definitiva la nostra protezione nei confronti del virus.

Per informazioni chiama lo 0942.24444

Test Covid-19

Tutti i test per il coronavirus: facciamo chiarezza!

I test di laboratorio sono un pilastro fondamentale per contrastare il coronavirus, non è un caso che la strategia delle “3 T” (Test, tracing and treat) inizi proprio con la capacità di individuare chi è positivo al virus. Se allo scoppio della pandemia l’unico esame a disposizione era il tampone, oggi sono disponibili diversi sistemi più veloci per verificare l’eventuale positività al Covid-19. Ecco, quindi, una guida completa a tutti i test esistenti per potersi orientare al meglio.

Test molecolari

Il tampone, termine che abbiamo imparato in questi mesi di pandemia, appartiene a quella serie di indagini diagnostiche noti anche con il nome di “test molecolari”. È l’esame principale e il più affidabile per diagnosticare la presenza del virus nell’organismo e quindi a scoprire se c’è un’infezione in corso. Il test si fonda sulla ricerca dei frammenti del materiale genetico di cui è composto il virus. Con un lungo bastoncino simile ad un cotton fioc viene prelevato un campione delle vie respiratorie del paziente, preferibilmente dalla mucosa naso-faringea. Questo campione viene quindi analizzato attraverso metodi molecolari di real-time RT-PCR (dall’inglese “Reverse Transcription – Polymerase Chain Reaction”, reazione a catena della polimerasi inversa) per l’amplificazione dei geni virali maggiormente espressi durante l’infezione. L’analisi può essere effettuata solo in laboratori altamente specializzati, come questo laboratorio di analisi, e formalmente individuati dalle autorità sanitarie, e richiede in media dalle due alle sei ore dal momento in cui il campione viene avviato alla processazione in laboratorio.

Test antigenici

Mentre per quelli molecolari si ricerca il materiale genetico del virus, i test antigenici ricercano la presenza di proteine virali in grado di legarsi ad anticorpi. La positività o meno è come una sorta di segnale on-off. Le modalità di raccolta del campione sono del tutto analoghe a quelle dei test molecolari, con tampone naso-faringeo, i tempi di risposta sono molto brevi (circa 15 minuti), ma l’affidabilità di questi test sono inferiori a quelli molecolari, quindi le diagnosi di positività ottenute con questo test devono essere confermate da un secondo tampone molecolare. Questo “tampone rapido”, è stato recentemente introdotto per testare con rapidità molti soggetti, come screening negli aeroporti e nelle scuole, dove è importante avere una risposta in tempi rapidi.

Test sierologici

I test sierologici rilevano la presenza nel sangue degli anticorpi specifici per il coronavirus. L’eventuale loro presenza significa essere entrati in contatto con il virus. Sono essenzialmente di due tipi:

  • Test rapido o qualitativo (tipologia C): con una goccia di sangue, ottenuta con un prelievo capillare, si stabilisce se la persona ha prodotto anticorpi e quindi è entrata in contatto con il virus. Il risultato viene fornito nell’arco di 20 minuti.
  • Test quantitativo (tipologia A e B): con un prelievo venoso si dosano in maniera specifica le quantità di anticorpi IgG e IgM prodotti. La tecnica utilizzata è quella della chemiluminescenza, che rileva gli anticorpi IgG e IgM, i primi a comparire in risposta a un’infezione, e fornisce un’attendibilità molto elevata pari al 98%. Le immunoglobuline i IgG e IgM raccontano la storia dell’infezione: se gli anticorpi IgM sono positivi l’infezione è recente, mentre se gli anticorpi IgM sono negativi e gli anticorpi IgG sono positivi, l’infezione c’è stata ma è passata.

I test sierologici non sono in grado di dire se il paziente ha l’infezione da Covid-19 in atto, ma soltanto se è entrato o meno in contatto con il virus. Quando ci infettiamo il nostro organismo impiega alcuni giorni prima di produrre gli anticorpi specifici, che poi rimangono in circolazione per parecchio tempo dopo che l’infezione è stata superata ed il virus eliminato. Una persona positiva al test sierologico potrebbe quindi non avere più una infezione in corso, e viceversa un risultato negativo del test sierologico non esclude che la persona sia positiva al virus perché si è infettata da poco. Il test sierologico non ha pertanto valore diagnostico, se non in determinati casi, nei quali va associata la valutazione della sintomatologia e del decorso clinico del singolo paziente. La ricerca degli anticorpi specifici effettuata con i test sierologici è invece estremamente utile negli studi epidemiologici, per la valutazione della reale circolazione di un virus nella popolazione dopo un evento epidemico.

Test saliva Covid19

Test salivari

Recentemente sono stati proposti sul mercato test che utilizzano come campione da analizzare la saliva. Il prelievo di saliva è più semplice e meno invasivo rispetto al tampone naso-faringeo o al prelievo di sangue, quindi questa tipologia di test potrebbe risultare utile per lo screening di grandi numeri di persone. Come per i tamponi, anche per i test salivari esistono test di tipo molecolare (che rilevano cioè la presenza nel campione dell’Rna del virus) e di tipo antigenico (che rilevano nel campione le proteine virali).

  • Il test salivare molecolare utilizza i sistemi correntemente utilizzati per i tamponi naso-faringei. Questa procedura è però complessa: riesce infatti ad effettuare solo 8 campioni per volta, con tempi di analisi dei campioni di circa un’ora. Pertanto il suo utilizzo è indicato soltanto in casi particolari, come per esempio la conferma urgente di positività riscontrate nel corso di test antigenici. In genere la saliva non si presta bene all’utilizzo con le apparecchiature di laboratorio altamente automatizzate che si usano per processare elevati volumi di campioni molecolari, perché essa ha densità variabile e creerebbe problemi ai sistemi di pescaggio ad alta automazione.
  • Il test salivare antigenico prevede due soluzioni testate dallo Spallanzani di Roma. La prima ha mostrato livelli di sensibilità simili a quelli dei tamponi antigenici rapidi, ma il test deve essere effettuato in laboratorio, quindi, a meno che non si attivino unità di laboratorio presso i punti dove viene effettuato il prelievo, non è utilizzabile in contesti di screening rapido. La seconda soluzione invece è a lettura visiva (la cosiddetta “saponetta”), non richiede strumentazione di laboratorio e dà i risultati in pochi minuti, ma applicato alla saliva (contesto diverso da quello per cui è certificato, cioè tampone), ai primi test effettuati sembrerebbe risultare meno performante rispetto al test molecolare standard.